mercoledì 30 ottobre 2013

Morire di musica (A un amico Emiliano)

Non c’ero io. Non sono riuscito a venire alla “Seconda Rassegna della Storica e Nuova Musicad’Autore”. Ferrara o chi per lei, era troppo lontana quest’anno. Ero in Calabria con la mia compagna in quella fiacca Domenica d’Ottobre. Una mattina come tante, un cornetto, due parole e via a prendersi quel poco di sole che il Sud Italia riesce ancora a regalare. Poi, il messaggio e la chiamata sul cellulare, “Claudio ha avuto un malore”.

Ho girato buona parte d’Italia per sentire la musica che musica non è. Posti incredibili, isolati dal mondo e dalla civiltà. Posti della mia stessa Sicilia che credevo non esistessero e posti che, eccezione alla regola, erano delle bellissime città. Quest’anno le intenzioni, almeno all’inizio, erano quelle di visitare un’altra bella città vista velocemente anni fa, Ferrara. Poi i soldi che mancano hanno bloccato tutto. Ferrara e Claudio. Mi hanno detto nella piazza “virtuale” di Facebook che anche Claudio ha interrotto il suo “viaggio” quella sera.
La seconda serata della Rassegna, dopo il set di Gian Piero Alloisio, infatti, la scaletta, il percorso di Claudio Lolli si è dovuto interrompere subito dopo la sua omonima canzone: “Viaggio”. “Poche parole” mi hanno detto. Una presentazione che lasciava presagire tutto e niente: “quando il fisico ci lascia, speriamo almeno di poter lasciare un’emozione” ha detto prima di cantare. No, non stiamo parlando di un tragico epilogo, stiamo parlando di un amico prima ancora che artista, che non c’è l’ha fatta a finire il suo concerto ed ha abbandonato il palcoscenico insieme all’amico inseparabile Paolo Capodacqua.


Questo è quello che mi hanno detto e scritto in internet. Io non c’ero. Purtroppo non c’ero. Non perché non ho potuto assistere ad un eventuale concerto, ma perché in certi momenti è giusto e doveroso stare vicino ad una persona, ad un artista, ad un papà.

Claudio, io credo che ad un certo punto si debbano fare i conti con tante cose. E tu li hai fatti l’anno scorso di questo periodo e li stai, forse, rifacendo ora. Anche se però, loro, non dovessero “tornare”, non è un problema. Il cantare è l’ultima cosa che ti chiedo. Prima però, da figlio estraneo e chissà se voluto, ti chiedo di stare bene; tu saprai in che modo. A casa tua e con i tuoi figli o, prima ancora, in te stesso.
Fuori Bologna c’è tanta altra gente, tantissime altre persone che, lo sai bene, per dirla semplicemente ci tengono a te. In mezzo ad esse ci saranno le stesse che ti hanno messo in sordina e altrettante che ti ascoltano per moda (ci sei proprio dentro!) ma anche chi ti considera semplicemente Claudio. Una persona, un amico. A Ferrara non c’ero, probabilmente la mia reazione sarebbe stata quella di piangere, di tremare per lo spavento. Anche per Francesco nel suo ultimo concerto di Bologna mi sono visto tremare ma con te sarebbe stato diverso, tremendamente diverso. Con te sarei, e lo sono ugualmente, entrato in “un’altra galleria” senza nemmeno vedere quel poco di cielo tra un tunnel ed un altro. Fammi uscire fuori.

Un abbraccio.

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