martedì 19 febbraio 2013

Una Donna di Sibilla Aleramo - Recensione e Commenti

Proviamo ad inaugurare un nuovo spazio del blog, sperando che vi piaccia e che possa risultare in qualche modo, quanto più lontano dalle recensioni tradizionali e lente.

Iniziamo con un libro appena finito di leggere. Una Donna di Sibilla Aleramo edizione "Universale Economica Feltrinelli".



E' un libro che mi ha fatto arrabbiare.

Davvero è questo lo stato d'animo che mi ha lasciato? Sì, è stato questo, ma ciò non toglie il fatto (anzi, lo esalta) che è un libro che non dovrebbe mancare in nessuna libreria.

Al di là della scrittura, che ovviamente riporta gli orpelli e i canoni di inizio '900 (il libro fu completato nel 1904) il che può far tornare su delle parole più e più volte per apprenderne in pieno il significato; la struttura e la "trama" sono quanto di più interessante possa capitare in un libro. Perchè ho usato le virgolette per racchiudere la parola trama? Perchè non è il romanzo di una storia qualunque o inventata, è anzi, un racconto fortemente autobiografico della stessa autrice, prima bambina, poi ragazza ed infine, solo infine, finalmente, donna. Capita di rado leggere libri del genere. L'impronta biografica viene ben nascosta tra le righe ma a conti fatti, risulta uno dei due fini del libro stesso. Infatti, oltre a rivivere ciò che Sibilla ci offre (e che decise di scrivere ormai un secolo fa) per farci conoscere principalmente un mondo passato e, direi, dello stesso colore della copertina del libro, ci mette in mano una tematica scottante, caldissima: l'emancipazione e il femminismo. Non a caso questo è il primo libro femminista apparso in Italia.

Perchè però ho usato il termine "arrabbiatura" per descrivere questo volume? La storia come detto, va avanti e scorre limpida nel suo torpore, tra le avventure di Sibilla e di suo figlio, del suo compagno e della società moralista e bigotta dell'epoca (che viene rappresentata in ugual modo a Nord quanto a Sud), ma nelle righe, sin dalla prima pagina fino alla postfazione (si, avete letto bene, proprio sino alla postfazione dove Sibilla in alcune righe, ci riserva un bellissimo sfogo) si vede crescere una rabbia sempre maggiore. Una rabbia talmente grande che sia nel libro che nel lettore, impedisce a tratti, il proseguire della storia raccontata e vissuta dalla mente di chi la legge. Come una sorta di rifiuto, come una sorta di: "ma è davvero possibile ciò che leggo?
Durante la lettura ho creduto più volte che fosse un'escamotage per prolungare la durata del libro la presenza di questa rabbia che non riesce però, a scoppiare. Scusatemi. Ero in malafede. Ma essendo il primo romanzo di Sibilla letto, ero impreparato a tale evenienza. Invece, nelle ultime pagine si ha un sollievo morale (e mentale) enorme, immenso. Si è soddisfatti della storia e delle scelte della protagonista che, non è solo Sibilla, ma è tutto il pensiero e tutto il mondo di Donne tanto vessato nel primo '900 (e ancora oggi purtroppo). Come Sibilla fa finire il libro dedicando delle parole ad un personaggio del racconto, è bello in mente nostra, far finire il libro con una coscienza enormemente più grande e alta, con dei valori più veri, e con un nuovo paio di occhi, aperti stavolta, su una tematica spesso bistrattata e quanto mai attuale, quella delle donne

Un libro ultraconsigliato, da leggere e che richiede il suo tempo per essere capito in tutte le sue tematiche. Un libro scritto da una donna, per le donne, per gli uomini, per il futuro. 
Non vi lascerà indifferenti.

"Alfine risentivo il sapore della vita, come a quindici anni."

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