mercoledì 12 agosto 2009

La bionda di cemento

Arrivò là alle undici e trenta e aprì con la sua chiave. C'era una luce accesa in cuina ma tutto il resto della casa era al buoi. Sylvia dormiva. Era troppo tardi per i notiziari e i soliti talk-show della notte non lo avevano mai interessato. Si tolse le scarpe nel soggiorno per non fare rumore e percorse il corridoio fino alla camera da letto.
Rimase immobile, aspettando che gli occhi si abituassero all'oscurità.
"Ciao" disse lei dal letto, anche se lui non riusciva ancora a vederla.
"Ciao"
"Dove sei stato, Harry?"
Lo disse dolcemente e con voce ancora assonnata. Non era una sfida o un interrogatorio.
"Ho dovuto sbrigare alcune faccende, poi sono andato a bere qualcosa"
"Hai sentito della buona musica?"
"Si, avevano un quartetto. Non male. Suonavano Billy Strayhorn"
"Vuoi che ti prepari qualcosa?"
"No, continua a dormire. Domani hai scuola. Se mi viene fame, posso sempre farmi qualcosa da solo."
"Vieni qui."
Lui si avvicino al letto e strisciò sopra la trapunta abbassata. Sylvia sollevò una mano dietro il suo collo e lo attirò verso di sè per un bacio.
"Si, decisamente hai bevuto qualche bicchiere."
Lui scoppiò a ridere e lei fece lo stesso.
"Lasciami lavare i denti."
"Aspetta un attimo."
Lei lo tirò di nuovo verso di sè e lui le baciò la bocca e il collo. Emanava un odore dolce di sonno e profumo che a lui piaceva molto. Si accorse che non portava camicia da notte. Infilò una mano sotto il lenzuolo e le percorse con la punta delle dita il ventre piatto, poi le accarezzò i seni e il collo. La baciò ancora e infine affondò il viso fra i suoi capelli.
"Grazie, Sylvia" sussurrò.
"Di cosa?"
"Per essere venuta oggi. So quello che ho detto prima, ma per me è stato molto importante vederti là quando guardavo verso la gente. Ha significato molto."
Fu tutto quello che riuscì a dire. Poi si alzo e andò in bagno. Si tolse gli abiti e li appese ordinatamente sulle grucce dietro la porta. Avrebbe dovuto indossarli di nuovo in mattinata.
Fece una rapida doccia, poi si fece la barba e si lavò i denti.Si guardò nello specchio mentre con le mani liscivia all'indietro i capelli bagnati. E sorrise. Potevano essere gli ultimi effetti del whisky e della birra, ma ne dubitava. Sorrideva perchè si sentiva fortunato. Sentiva di non essere solo perchè c'era Sylvia con lui.

Fecero l'amore come lo fanno le persone solitarie, in silenzio, cercando tanto strenuamente di compiacersi l'un l'altro da risultare quasi goffi. Eppure, per Bosch aveva un valore quasi curativo. Dopo, lei rimase distesa al suo fianco seguendo con un polpastrello il disegno del suo tatuaggio.

"A niente. Pensieri così."

"Dimmeli"
Lui attese qualche istante prima di rispondere.
"Stasera ho scoperto che qualcuno mi ha tradito. Qualcuno molto vicino. E. be', stavo solo pensando che forse l'ho interpretata nel modo sbagliato. Che in realtà non aveva tradito me. Aveva tradito se stesso. E forse vivere con questo è già una punizione sufficiente. Non credo che sia necessario aggiungerci qualcosa di mio."
Ripensò a quello che aveva detto Michael al Red Wind e decise che avrebbe dovuto fermarlo prima che andasse da Lambert a chiedere il trasferimento.
"Tradito come?"
"Credo si possa chiamare collaborazione con il nemico."
"H. Chindler?"
"Già."
"E' una cosa grave?"
"Non troppo, credo. E' solo il fatto del tradimento che conta. Mi ha ferito."
"Non c'è niente che puoi fare? Non a lui, intendo. Per limitare i danni."
"No. Qualunque danno ci sia stato, ormai è fatto. Ho scoperto che era stato lui solo stasera. Per caso, altrimenti non avrei mai pensato a lui. Comunque, non preoccuparti."
Lei gli accarezzò il petto con la punta delle unghie.
"Se non sei preoccupato tu, non la sono neanch'io"
Lui amava che lei conoscesse i limiti di quanto poteva chiedergli, e che non pensasse nemmeno di domandargli di chi stesse parlando. Si sentiva completamente a suo agio con lei. Niente preoccupazioni, niente ansie. Per lui significava essere a casa.
Stava cominciando ad appisolarsi quando lei parlò di nuovo.
"Harry?"
"Si?"
"Sei preoccupato per domani, pre il processo?"
"Non proprio. Non mi piace essere al centro dell'attenzione, starmene seduto a quel tavolo mentre tutti fanno a gara per spiegare perchè pensano che ho fatto quello che ho fatto. Ma il risultato non mi preoccupa. Non significa nulla. Voglio solo che finisca e non mi importa più molto di quello che fanno. Nessuna giuria può dirmi che avevo ragione o torto. Sai? Questo processo potrebbe durare un anno e non basterebbe a spiegare loro tutto su quella notte."
"E il Dipartimento? A loro importa?"
Le riferì ciò che Irving gli aveva detto quel pomeriggio sugli effetti che avrebbe avuto il risultato del processo. Non le disse nulla del resto, di ciò che il vicecapo gli aveva rivelato su sua madre. Ma le parole di Irving gli attraversavano la mente e per la prima volta da quando si era infialto a letto sentì il bisogno di una sigaretta.
Tuttavia non si alzò. Scacciò l'impulso dalla mente e dopo rimasero sdraiati in silenzio per un po'. Bosch tenne gli occhi aperti nel buio. I suoi pensieri andavano da Michael a Mora. Si chiese cosa stesse facendo l'agente della Buoncostume in quel momento. Era solo al buio? Era fuori a caccia?
"Quando oggi ti ho parlato dicevo sul serio, Harry" disse Sylvia.
"Su cosa?"
"Sul fatto che voglio sapere tutto di te, del tuo passato, le cose buone e quelle cattive. E voglio che tu sappia tutto di me... Non ignorare questa cosa. Potrebbe farci del male."
La sua voce aveva perduto parte della precendete insonnolita dolcezza. Lui rimase in silenzio e chiuse gli occhi, Sapeva che per lei quella era una cosa importante. Sylvia sapeva per esperienza che nessuna relazione può prescindere dal passato. Una storia in cui i segreti non vengono condivisi non ha futuro. Sollevò una mano e le strofinò la nuva con il pollice. Dopo il sesso lei sapeva sempre di talco, pensò, eppure non si era nemmeno alzata per andare in bagno. Per lui questo rimaneva un mistero. Gli ci volle un po' per risponderle.
"Devi accettarmi senza un passato... Io l'ho lasciato alle spalle e non voglio tornare indietro a esaminarlo, a raccontarlo, nemmeno a rifletterci sopra. Ho passato l'intera vita ad allontanarmi dal mio passato. Mi capisci? Solo perchè un avvocato può sbattermenlo in faccia in un'aula di tribunale questo non significa che devo..."
"Cosa, raccontarlo a me?"
Lui non rispose. Si girò verso di lei e la baciò e l'abbracciò. Voleva solo stringerla, arretrare da quel precipizio.
"Ti amo" disse Lei.
"Ti amo" disse Lui.
Lei si girò a sua volta e appoggiò il viso nell'incavo del suo collo. Le sue braccia lo tennero stretto, come se fosse spaventata.
Era la prima volta che lui glielo diceva. Era la prima volta che lo diceva a qualcuno per quanto gli era possibile ricordare. Forse non lo aveva mai detto. Lo fece sentire bene, quasi una presenza palpabile, un caldo fiore rosso cupo che si era schiuso nel suo petto. E si accorse che forse era lui a essere un po' spaventato. Come se pronunciando semplicemente quelle parole si fosse assunto una grande responsabilità. Incuteva timore ma era eccitante. Ripensò a se stesso davanti allo specchio, sorridente.
Lei rimase premuta contro di lui e Bosch sentì il suo respiro farsi più regolare mentre si addormentava.
Bosch la tenne stretta così per parecchio tempo. Adesso non riusciva a prendere sonno e con l'insonnia giunsero pensieri che no derubarono delle buone sensazioni provate pochi minuti prima. Ripensava a quello che lei aveva detto sul tradimento e sulla fiducia. E si rendava conto che gli impegni che avevano pronunciato quella notte sarebbero crollati miseramente se fondati sull'inganno. Capiva che lei aveva ragione. Avrebbe dovuto raccontarle chi era, che cosa era, per dare sostanza alle sue parole. Ripensò a quello che aveva detto il giudice Keyes sulle parole che erano belle e brutte già per loro conto. Bosch aveva pronunciato la parola amore. Adesso sapeva che stava a lui renderla bella oppure brutta.
Le finestre della camera da letto erano sul lato est della casa e la luce dell'alba iniziava già a filtrare dai bordi delle imposte quando finalmente Bosch chiuse gli occhi e si addormentò.

Michael Connelly
La Bionda di Cemento

ps: tutti i diritti ovviamente riservati all'autore mi sono permesso di cambiare due nomi: Michael e Lambert, per evitare di rivelare la trama del thriller

pss: Dedicato ad una ragazza che forse non sa nemmeno chi sia in realtà, ex compagna di scuola media, l'unica che leggerà per intero questo brano di questo romanzo. Grazie

Nessun commento:

Posta un commento